lunedì 1 novembre 2010

Voglio diventare vecchio! (ma quando lo scrissi ero giovane)

Un’occhiata rapida, un sorriso compiaciuto e silenzioso affinché non possa essere colto dallo sguardo oggettivante degli altri giocatori. Splendidi! Sono due JACK, hanno entrambi i baffi, i miei preferiti.

Non ho molto spazio per giocare, muovo tutto, vado all in.

Quanti anni hai? Mi chiede uno dei due Jack. 21. Ride. Perché questa risata. Perché non vorrei essere in te. Mi è capitato di frequentare dei giovani e siete molto divertenti (per un osservatore esterno), ma non dev’essere piacevole essere oggetto di ilarità. Forse il problema è un altro; voi siete alienati, invero che vivete un’idea, che come tale non esiste, come ogni idea asettica ed astratta. Vi comportate da giovani, vi vestite da giovani, fate i rivoluzionari da giovani e gli imprenditori da vecchi. Poi ancor più solenne: ci sono i giovani alternativi. Alternativi a cosa? Al sistema forse? Che cos’è il sistema? Siamo tutti schiavi! Sempre! Ma torniamo alla questione: chi ha mai visto, conosciuto, incontrato un Giovane? Ci sono dei corpi che hanno vissuto per un determinato periodo e presentano determinate caratteristiche. Ecco tutto, non vi è altro da dire. Ogni corpo è una persona, un individuo, ma soprattutto un enigma! Non rivendicate libertà per poi legarvi ad una definizione. L’identità uccide. La parola dettata da etichette provoca vomito!

Come siete auto-referenziali con le vostre azioni sovversive! Schiavi di un orizzonte che necessita della vostra ribellione per poter riconoscere un’antagonista e darvi una parvenza di riconoscimento. Cari giovani siete proprio utili a comportarvi così. Strumenti. Chiediamoci quanto siano indotti i nostri bisogni?

Vi suggerisco: garantite la vita all’insensatezza, uscite da queste mura concettuali: università-studente-assocaizione-collettivo-gruppo-nemico-mi-comporto-in-un-certo-modo. Siate apertura oltre il senso, siate individui, siate amici di tutti, ognuno di noi ha ragione, siate ascoltatori, ma non delle parole dei potenti, abbandonate i loro discorsi, i loro ordini di discorso.

Gli spazi non servono, la nostra testa è una spazio sufficiente. Non barattate la dignità con la progettualità, l’immaginario con un giardino ameno.

Alla fine sarò al vostro fianco a protestare e rivendicare, ma un po’ per noia, un po’ per amicizia, un po’ perché abbiamo tutti ragione (a parte chiunque eserciti ogni tipo di potere, quindi anch’io che ho il potere di farti vincere la mano- o il potere di scrivere, così anche chi scrive ora ha torto-).