Ti ricordi che da piccolo avevo partecipato organizzato dal negozio di giocattoli dove lavorava la mamma. Il paese dei balocchi, si chiamava il negozio. E quanto ero viziato, un gioco al giorno o quasi. Insomma, senza perdere troppo il filo: questo concorso era per chi faceva la migliore delle costruzioni con i lego. Io avevo assemblato qualcosa tra il quadrato e l'informe con dei personaggini posti su sopra un pochettino a caso: Ulisse e la sua nave, lo avevo intitolato. E voi, genitorialmente mi dicevate che era meraviglioso, realistico e geniale e che avrei vinto di sicuro. E infatti poi mi è stato dato il diploma di costruttore lego, che solo adesso che sono grande l'ho capito che veniva dato a tutti i bambini partecipanti. Però se avevo scelto Ulisse e non qualcuno dei Biker Mice e degli Street Shark o degli altri cartoni che mi piacevano molto lo devo a te. E mi accorgo di assomigliarti più di quanto entrambi crediamo. E' vero sì che ho le braccia più corte e che però riempio meglio le tue giacche perché tu sei davvero molto magro, ma comunque le stesse giacche le riusciamo a mettere tutti e due tranquillamente. Poi alla fine, se ci si devono fare i conti il destino, mi sa ce ne usciamo malconci tutti e due in egual misura. Tutti e due alle prese con la colpa di essere ancora vivi e riflettiamo sullo scritto di Jaspers sulla questione delle colpa. Ce ne usciamo tutti e due inquieti e inoltre io me ne sono andato a Trieste, dove soffia quel vento che vero è che stare nelle città così di vento ti fa diventare disaquietare a vista d'occhio. Quel vento che mette a repentaglio la salute di tutti i cardini. I cardini che avevo provato a rompere dicendo che eri troppo borghese e che cosa serviva mandare in chiesa alla domenica, senza mai essere accorto che quei cardini io non li avevo capiti, perché bisogna sempre pur vivere e se ti fa bene sperare in chiesa ben venga, e lo stesso scrivere le poesie e sognare, che è già abbastanza dura svegliarsi tutte le mattine... che scemo a volerti tagliare anche questo. Allora sono sti cardini a tenermi su un pizzico dal vento. Sti cardini che sono Ulisse e la sua nave che si protegge dal canto ventoso delle sirene. E siccome mi continuano a ripetere che la canzone che dice “aspetto domani per avere nostalgia di oggi”, insomma sembro io il protagonista descritto in quella canzone. Allora aspetto di ritornare a casa e di non avere più nostalgia, anche se la avrò sempre: che sia di Itaca, di via Mameli o dell'aspettarti per scrivere un tema. Allora aspetto il coraggio di parlare sinceramente e di ringraziarti per avermi letto di Ulisse per farmi addormentare, perché io avrei letto ai miei figli il frammento di Anassimandro: quello in dice che da le cose hanno, lì necessariamente e che dobbiamo pagare il fio per il debito dell'esser stati vivi. Insomma quel frammento in cui si dice che dobbiamo morire. E se mi avessi letto quello sarebbe stato difficile oggi resistere a questo vento.
Mi piace il tuo blog. Quello che scrivi e come scrivi.
RispondiEliminaMi piace leggerti, perciò non lasciarmi troppo in attesa:)
Ciau
grazie! grazie davvero, solo posso chiederti come hai trovato il mio blog?
RispondiEliminaFacevo qualche ricerca attraverso i gruppi musicali messi nel profilo e non mi ricordo per quale gruppo ho trovato il tuo profilo.
RispondiEliminaLa foto di Majakovskij mi ha attirata subito e ho curiosato sul tuo blog.
Molto contenta di averlo fatto!
Grazie ancora, te l'avevo chiesto perché non ho assulutamente idea di come di possa diffondere o ricercare un blog ed ero curioso...
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