domenica 29 agosto 2010
mercanti, liquori e avventori
Di consueto una pausa viene a coincidere con una vacanza, ma se un'esistenza viene vissuta perennemente in maniera festiva, cioè in quella modalità in cui passano meno autobus, allora la pausa non può che convergere con le sere feriali. Infatti ho iniziato a lavorare. Non voglio tediarvi con un'apologia dell'inettitune visto che il mio lavoro non è così qualificante quanto una stage alla Dolce & Gabbana s.p.a., perché sovente l'inettitudine limona con l'essere inebetiti, e io non lo sono. D'altra parte facendo il mercante di liquori, questo è ciò che faccio, ma non solo liquori anche vini, amari, amaretti, amarezza, carezze, no, quelle no! Dicevo, in questo ambiente si conoscono avventori bizzarri, discutibili, meravigliosi, sublimi, secondi solo all'umanità già redenta che frequenta le casse dei supermercati prix, vera dimostrazione dell'esistenza di Dio, con buona pace di Santa Tommaso e delle sue cinque. Il vero argomento ontologico è l'esistenza del Prix! Suvvia, non divaghiamo. Dicevo, degli avventori. Come il cameriere del ristorante di fronte, un algerino losco. Gli offro scherzosamente un assaggio e lui risponde: "i don't like alcol, i like hashish!" Allora ribatto che non siamo in Olanda e che banchetti di quel tipo non sono legali. E lui, pesante come un colpo: "Io ce l'ho il banchetto, se hai bisogno vieni da me!" A Dio quel che è di Dio, a Cesare ciò che è di Cesare.
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