domenica 27 febbraio 2011

Rappresaglie

Come un vecchio che è lì a guardare i lavori in corso mi sono visto L'odio in francese senza capirne un cazzo. Per poi sentirti dire che era una giornata un po' blues e chiamarti tutto esaltato perché dovevo dirti quanto mi piacevano le parole e i gerghi in generale e immaginarsi un film tutto parlato con i nostri modi di dire. Però poi che venisse distribuito solo all'estero in modo che la comunicazione collassasse come te al compleanno di M. e J. in quel maggio soleggiato in cui tutti avevamo sempre su una maglietta lisa e bianca della salute. Che io ero arrivato tardi perché dovevo stare a Belluno per andare a una messa o a qualcosa del genere. E mi ero anche fatto anche dare un passaggio in macchina da mio papà anche se erano mesi che non ci parlavamo. E adesso che di quel maggio sono rimaste solo le foto che non abbiamo fatto a Santander e io sono in treno a fare su e giù come faceva Di Livio sulla fascia destra quando ero piccolo e la Juve andava bene. Non come ora che ogni domenica sono improperi e lunghi discorsi su cosa si potrebbe fare per cambiare sta situazione che va avanti ormai dall'anno della B. E quella sera del compleanno, che ero arrivato tardi e per una rarissima volta che non avevo con me la pigrizia nel portafoglio abbiamo fatto una fatica boia a cercare un posto dove tu potessi vomitare perché in quel maggio Campo Santa Margherita era mezzo blindato di sbirri per non so più per quale motivo. E quel veneziano che mi voleva dare botte perché diceva che gli avevo pisciato sulla barca e continuava a dire ghe sboro e che noi studenti riempivamo la sua città di piscio. Ma, per fortuna mi sono salvato fornendo la prova inconfutabile della mia innocenza nel fatto che la sua cazzo di barca era asciutta. Allora lui si è scusato e mi voleva abbracciare, ma che vada a farsi fottere, che non avevo tempo da perdere che stavo cercando un posto dove tu potessi vomitare. Poi ci siamo riusciti, a trovare quel posto e poi non c'avevamo più niente da fare e ce ne siamo andati a casa cosicché tu potessi ascoltare bene il mio russare disperato. In quella tua più che legittima rappresaglia. Che mi sta bene per tutte quelle volte che quando tu volevi uscire mi lamentavo e basta e la cosa più carina che dicevo era che volevo bombardare sulla folla. E ora che questo lo fa Gheddafi me ne pento. Ma non si può fare niente perché è tutto così irreversibile. O, in francese Irreversible come il titolo di un altro film francese che non ho mai visto e che forse guarderò in lingua originale per non capirne un'altra volta un cazzo. E chiamarti per dirti quanto sono belle le parole.

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