Era da molto tempo che non ci abbracciavamo così quando lo abbiamo fatto si sono sentite scricchiolare le giunture dell'anima. Era stato quando ci stavamo cercando notizie di noi e allora tu ti sei accorta che anche se l'inverno era stato davvero freddo io non avevo mai messo il piumino quell'anno. E sempre il cappotto, che era liso. Perché sapevi che mi vergognavo a mettere su quel piumino che mi avevano regalato qualche anno prima. Mi vergognavo perché era un piumino costoso e a me piaceva odiare. A te non stava antipatico quel piumino, anche se preferivi il cappotto, che era liso. Dicevi che era molto buffo, il piumino. E ridevi e ti si arricciava il fiocco sempre rosso tra i capelli. E sarà che ce ne siamo stati distanti ma quell'inverno io il piumino lo avevo messo perché ero in un posto dove non mi interessava essere e potevo anche sembrare svergognato. In realtà la vergogna era diventata una condizione abituale perché come dice Sartre, che io comunque lo trovo sopravvalutato, Sartre che però qui ha ragione. Insomma, dice Sartre che tipo si prova vergogna allo sguardo dell'altro perché lo sguardo ci rende nudi anche se abbiamo e vestiti addosso perché nello sguardo dell'altro siamo come degli oggetti e allora noi ci sentiamo nudi come gli oggetti che vediamo, per esempio in cucina, esposti allo sguardo. Magari però Sartre non faceva proprio questo paragone ma il senso è questo. E noi eravamo davvero come degli oggetti perché quello che rimaneva di noi era solo la resistenza dell'inerzia della materia che sopravvive allo scorrere della velocità della luce e si imprime in una pellicola. Ma ciò che si imprime nella pellicola sono solo i contorni e dai contorni solo all'inizio si possono ricordare le sensazioni. Poi rimangono solo i contorni come per gli oggetti nudi. Per questo anche se con su il piumino mi vergognavo solo in un modo essenziale perché per vederci, noi dovevamo guardarci nei nudi che eravamo nei contorni delle foto. Contorni influenzabili come quella volta che dovevamo andare al lago per veder un film e pioveva e abbiamo dovuto fermare la macchina che guidavi tu. Oppure come la Giudecca sbirciata dalla nebbia delle Zattere. Per poi sospirare fino a che le piogge non innalzeranno troppo il livello delle acque.
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